Era stabilito che “in palazzo” (palazzo comunale) dovevano esservi sempre due balestre  grosse con un telaio e venti balestre più piccole , segnate con bollo di ferro , “cum quadrellis necessariis et opportunis ad sagittandum” , targoni e pavesi (pavesibus) , da distribuire in tempo di tumulto ai cittadini fidati .

Queste balestre dovevano essere chiuse a chiave nel luogo dove si riponevano ”vexilla dicti Comunis” e la chiave doveva essere tenuta in consegna da uno dei Priori designato fra gli stessi. Si precisava (L.I,rub.375) che i contrassegni dovevano essere posti soltanto “in palatio novo comunis”. Queste balestre dovevano avere impressa “in renibus” l’arma del Comune “leonis et crucis”.
Oltre il vessillo di combattimento, che veniva conservato con le balestre nel forziere del Comune , vi era un altro vessillo di colore nero , chiamato “del guasto ” , il quale veniva tratto fuori e spiegato nelle cavalcate che si proponevano , più che di combattere , di devastare e saccheggiare  terre e paesi.